Forum Nazionale per il Servizio Civile

23/10/2013

Servizio Civile e stranieri: intervista a Enrico Maria Borrelli

Si è svolta ieri a Roma un’importante riunione della Consulta Nazionale per il Servizio Civile.

Tra i temi in discussione anche la spinosa questione dell’accesso degli stranieri al Servizio Civile Nazionale. Alla seduta ha preso parte, in audizione, anche l’avvocato Alberto Guariso, in rappresentanza delle associazioni ASGI e Avvocati per Niente che negli anni scorsi hanno assistito il giovane straniero che presentò e vinse il ricorso contro il bando nazionale Servizio Civile. Ne parliamo con Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum Nazionale Servizio Civile e membro della Consulta.

Com’è andato l’incontro?
E’ stato un confronto sicuramente istruttivo per molti di noi della Consulta. Grazie all’avvocato Guariso si è potuto approfondire la questione nei suoi termini giuridici oltre che di diritto e di principio. Purtroppo la Consulta non ha facoltà di intervenire né sulla riforma del servizio civile né, meno ancora, sull’offrire la corretta interpretazione giuridica della norma vigente. Al momento abbiamo un dato certo, che è la sentenza del Tribunale di Milano che sancisce l’obbligo di aprire il servizio civile agli stranieri residenti, e un parere dell’Avvocatura dello Stato, che nessuno di noi ha letto, in cui si ribadisce la possibilità di ammettere al servizio civile i soli cittadini italiani. Il paradosso è che nonostante dalla Consulta sia emersa una posizione in larga parte favorevole all’ingresso degli stranieri, il rischio che un nuovo ricorso possa bloccare nuovamente l’intero sistema ci ha costretti a discutere di opportunità e di responsabilità collettiva piuttosto che di diritti e di uguaglianza. Mi rendo conto che di fronte ad una battaglia di principio, che personalmente condivido appieno, gli avvocati si aspettino risposte più concrete.

Qual è la posizione della Consulta?
Il nostro è un organismo variamente composto, al cui interno le sensibilità sul tema sono comprensibilmente diverse, difficile esprimere una posizione di sintesi. Di certo dal confronto di oggi, costruttivo e teso al dialogo, è emerso che la Consulta ha a cuore tanto il rispetto dell’uguaglianza dei diritti quanto la tenuta stabile dell’istituto. La verità è che si doveva risolvere il problema prima di arrivare ad emanare il nuovo bando.

Ma allora chi e come avrebbe dovuto risolvere questo problema?
Solo il Parlamento ha la facoltà di intervenire per chiarire, normativamente, la materia. Si sarebbe dovuto modificare il decreto legislativo n. 77/02 nella parte relativa ai requisiti di ammissione.

E perché non si è fatto?
La questione è più complessa di quanto appaia. Il dibattito sui diritti di cittadinanza non nasce e non si esaurisce con il servizio civile nazionale, questo è chiaro. Introdurre un emendamento per consentire ai giovani stranieri residenti di partecipare ad un’attività di difesa della Patria, quale per l’appunto il servizio civile, avrebbe significato prendere il toro dalla coda. Eravamo e siamo consapevoli che questo Parlamento si trova ad affrontare, anzitutto, la riforma della legge sulla cittadinanza, su cui le posizioni dei diversi partiti sono ancora distanti. Posso dire che molti parlamentari si sono dimostrati più che disponibili a sostenere un eventuale emendamento e in diversi casi si è anche ipotizzato di avvalorare il servizio civile quale percorso per l’ottenimento della cittadinanza. Purtroppo, ma bisogna farne i conti, i tempi erano troppo ristretti e il momento, ovvero la coincidenza con la proposta di riforma della legge sulla cittadinanza, non era il migliore.

Un incontro senza risultati dunque?
Un risultato importante, a mio parere, è stato quello di mettere il tema sul tavolo con l’intento di affrontarlo pienamente e di risolverlo. L’intento della Consuta era quello di testimoniare che siamo disponibili a definire un percorso comune con ASGI e Avvocati per Niente, per quanto di nostra competenza. A loro volevamo invece rappresentare le preoccupazioni di decine di migliaia di giovani e di tantissimi enti che hanno in carico servizi preziosi per il Paese, a partire dall’assistenza alle persone bisognose, che rischiano di restare fermi. Ora è giusto aspettare che ognuno maturi le proprie idee su quale sia il modo migliore per portare avanti una doverosa battaglia di principio senza tuttavia sparare sulla croce rossa.

Otre alla questione degli stranieri, cosa bolle in pentola?
Nella seduta di ieri abbiamo parlato della programmazione 2014 e 2015, in relazione ai prossimi bandi di progettazione e a quelli relativi all’avvio dei volontari. La buona notizia è che stiamo ragionando con ampio anticipo sulla programmazione futura e questo agevolerà soprattutto il lavoro degli enti, troppo spesso soffocati da scadenze a breve termine. La brutta notizia, parlando di programmazione questa volta finanziaria, è che dopo la faticosa battaglia dei mesi scorsi in parlamento per recuperare fondi per 1,5ml di euro a valere sul contingente 2013, la cosiddetta “manovrina” varata dal Governo lo scorso 9 ottobre ha previsto un accantonamento sullo stanziamento del Fondo Servizio Civile, ovvero un taglio, di 2,847ml di euro. Questo ennesimo, inatteso, sconfortante taglio mette ancora una volta in luce quanto una riforma della legge che preveda la definizione di un contingente annuale stabile sia necessaria. Come Forum Nazionale Servizio Civile riprenderemo senza sosta la battaglia per la riforma della legge, sforzandoci di coinvolgere tutte le forze politiche presenti in Parlamento che vorranno sostenere il rilancio di questo straordinario Istituto della Repubblica.