Forum Nazionale per il Servizio Civile

05/11/2013

Servizio Civile e stranieri: principi, diritti, semantica

L’annunciato ricorso dei giovani stranieri avverso il bando di selezione per 15.466 giovani da avviare al Servizio Civile Nazionale (scadenza 4 novembre), pone l’indubbia questione di legittimità dei principi invocati dai ricorrenti di fronte ad una pericolosa rilettura semantica dell’Istituto. (di Enrico Maria Borrelli)*

L’uguaglianza tra italiani e stranieri stabilmente residenti è un obiettivo verso il quale il nostro ordinamento, molto spesso sotto impulso della Commissione Europea, tende con positiva celerità, allo scopo di favorire una compiuta politica di integrazione nel nostro Paese. In più occasioni e da diverse parti è stato ribadito il vivo interesse di favorire l’accesso dei giovani stranieri, quanto meno di coloro che stabilmente risiedono in Italia, al Servizio Civile Nazionale.

Un’opportunità, si è detto, per accrescere la cultura della convivenza tra coloro che hanno scelto di vivere nello stesso Paese e nella stessa comunità di cittadini. In questa cornice la richiesta dei giovani stranieri che hanno fatto ricorso e, con loro, delle associazioni (ASGI e APN) che si stanno battendo per affermare un concetto esteso di cittadinanza non può che trovare, in larghissima parte, consenso nel variegato e attento mondo del servizio civile. E’ pur vero che la sentenza del Tribunale di Milano, poi rinforzata dalla Corte d’Appello, ha ribadito il principio dell’uguaglianza di trattamento a scapito di una definizione semantica del servizio civile nazionale.

Tale sentenza lo ha infatti relegato a politica di solidarietà piuttosto che sancirne la dignità di strumento di Difesa della Patria, entro i cui confini concettuali, modernamente estesi, rientra anche la solidarietà. Il problema non è più, o almeno non soltanto, quello dell’affermazione di un principio di uguaglianza di trattamento e degli annessi diritti degli stranieri ricorrenti, quanto la confusione che si sta generando per raggiungere l’obiettivo della loro ammissione al servizio civile.

Nel comunicato stampa del 29 ottobre l’ASGI, annunciando il ricorso contro il bando 2013, chiama in causa un provvedimento, sancito dal Parlamento Europeo, inerente l’apertura del pubblico impiego agli stranieri. La confusione che si sta generando sulla natura e le finalità del servizio civile nazionale,che traspare anche da queste dichiarazioni, è l’elemento che maggiormente preoccupa nel dibattito.

Ancora confusa è l’interrogazione parlamentare dell’On.Guerini (PD), che attribuisce al legislatore la responsabilità di aver emanato nuovamente un bando che esclude gli stranieri, nonostante la sentenza del tribunale di Milano ne avesse sancito l’illegittimità. Giova sottolineare che il bando lo ha emanato il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, ovvero una struttura amministrativa dello Stato, che non poteva che attenersi alla legge 64 emanata dal Parlamento. E’ infatti in capo al Parlamento la responsabilità di intervenire per una modifica della legge 64/01 che, con ogni evidenza, appare sempre più inderogabile.

*L'autore è Presidente del Forum Nazionale per il Servizio Civile.